Inoltre, gli attivisti dei settori più discriminati stanno mettendo in luce come l’impostazione della normativa favorisca gruppi sociali che non hanno mai subito forme di discriminazione. Lenin Raghuvanshi, noto attivista sociale a favore dei dalit (i fuori casta), in una intervista concessa all’agenzia AsiaNews, ha affermato che di fatto nessun partito nel Lok Sabha (la camera bassa) ha sollevato una replica politica adeguata alla nuova proposta di legge. Il suo partito, il Dravida Munnetra Kazhagam (Dmk), dello stato del Tamil Nadu, potrebbe essere l’unico a opporsi all’approvazione di quote per le caste elevate e denunciare la mossa come un fallimento della politica e dei politici. Raghuvanshi spiega che la ragione per cui i posti riservati sono stati considerati una soluzione politica d’integrazione sociale è perché essi cercano di risolvere pratiche discriminatorie basate sull’appartenenza di casta. Il sistema delle caste, ancora molto forte nella struttura sociale indiana, è basato, fra l’altro, su un trattamento differenziato e sulla discriminazione strutturale nella società, che si riflette oggi, in particolare, nel settore dell’educazione e dell’impiego. È questo problema sociale che, decenni orsono in occasione dell’indipendenza, l’India voleva risolvere ed era necessario trovare le modalità per farlo. In passato è stato fatto attraverso varie misure costituzionali che offrono posti riservati in base allo svantaggio sociale e educativo. Ad ogni modo, lo scopo della legge attuale è offrire uguali opportunità ai settori economicamente deboli tra le caste elevate.
La legge ha due aspetti da sottolineare. Il primo è che essa afferma che lo Stato può offrire «quote riservate nella nomina o nei posti a favore di qualsiasi settore economicamente debole dei cittadini delle classi non menzionate nella clausola 4 (cioè le classi alte, ndr), in aggiunta alle riserve esistenti»; il secondo è che l’entità delle quote riservate «sarà soggetta a un massimo del 10% di posti per ogni categoria». Sfortunatamente la legge fallisce il test di buon senso su entrambi i fronti. Nella storia non c’è traccia di alcuna discriminazione strutturale nei confronti dei settori economicamente deboli delle caste elevate. Un altro aspetto problematico della legge è la definizione di ciò che costituisce debolezza economica. La legge afferma che «i settori “economicamente deboli” saranno quelli che lo Stato notificherà di volta in volta». È assolutamente non chiaro come i governi dei singoli Stati o quello centrale di Delhi potranno emettere notifiche e come queste possano, poi, essere soggette a verifiche da parte del potere giudiziario.
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